Siamo lieti di annunciare la notizia della pubblicazione, nell’agosto 2022, de L’antropologia del gesto da parte di Mimesis Edizioni, sotto la direzione di Antonello Colimberti.

Mimesis Edizioni fa parte dello stesso gruppo di Editions Mimesis in Francia e di altre società che pubblicano in italiano, inglese e tedesco. Le loro opere coprono tutti i campi delle scienze umane e sociali, delle arti, dell’architettura, della saggistica politica…

Questa traduzione si concentra sul primo volume dell’opera postuma di Marcel Jousse, intitolato L’anthropologie du geste, pubblicato originariamente in francese nel 1969 dalle Edizioni Resma, prima di essere ristampato dalle Edizioni Gallimard nel 1974. La riedizione in brossura di Gallimard del 2008 ha riunito sotto lo stesso titolo i tre volumi originali. È in corso anche la traduzione in italiano degli altri due volumi. La collaboratrice di Jousse, Gabrielle Baron, ha messo insieme l’inizio di una sintesi scritta da Jousse alla fine della sua vita, oltre ad altri brevi testi pubblicati durante la sua vita, che lui chiamava “memorie”.

Come sa Edgard Sienaert, che ha pubblicato una traduzione in inglese degli stessi testi e ha condiviso alcune riflessioni sull’argomento (rivista Nunc, 2011), si tratta di un’impresa delicata. Questi testi vanno oltre i canoni stabiliti nella nostra cultura di un’opera intellettuale. Per Jousse, il passaggio alla scrittura è in realtà un secondo stadio, di cristallizzazione in formule algebriche, di un insegnamento vivo, in cui si dona interamente, in interazione con il suo pubblico. Ci sono quindi due Jousse: nei suoi testi e nelle sue lezioni. Nel primo caso abbiamo il vantaggio della concisione, che può essere un ostacolo alla sua intelligibilità; mentre nel secondo abbiamo (attraverso la loro trascrizione disponibile in formato digitale) il vantaggio di un’improvvisazione orale padroneggiata e riccamente illustrata, che rappresenta un corpus considerevole da consultare se si vuole avere una visione d’insieme (come ha fatto negli ultimi anni Titus Jacquignon per la sua tesi di dottorato, o Edgard Sienaert qualche anno fa con una raccolta di estratti dalle sue lezioni).

Alla fine, la sfida per il lettore è quella di ammettere, come conseguenza dell’antropologia del mimismo, che il pensiero di Jousse non esiste più, in senso stretto, dopo la sua morte! Ci ha trasmesso, con l’aiuto degli specchi soggettivi formati dalle sue frasi (orali o scritte), il compito di riflettere in noi, individualmente e attraverso la collaborazione tra noi, la nostra condizione umana: “il volume primordiale, inesauribile, è dentro di voi, nella consapevolezza del vostro essere più profondo.” (conferenza alla Scuola di Antropologia, 12/11/1951). Conoscere questa condizione umana, indissociabilmente universale nelle sue potenzialità e singolare nella sua realizzazione da parte di ogni popolo e di ogni persona, è un progetto che può essere guidato da una grande diversità di obiettivi. Tutte queste traiettorie hanno un unico punto di partenza: l’insieme di ciò che la vostra esperienza vi ha permesso di “registrare” inconsciamente.

Per questo Jousse parla così tanto di sé: si assume la responsabilità di un punto di vista radicalmente in prima persona. Se comprendiamo questa postura, allora possiamo leggere le sue parole come un doppio invito:

  • Un invito a fare uno sforzo di “simpatia intellettuale” per cercare di percepire il mondo come lo percepiva lui, attraverso le lotte che erano le sue, nel suo tempo. Una simpatia che non può puntare alla fusione, ma al massimo alla risonanza (secondo Natalie Depraz);
  • È anche un invito a staccarsi dalle parole di Jousse per rivolgere la nostra attenzione alla realtà, in modo nuovo e, se possibile, andando oltre le sue parole.

Thomas Marshall   –   Tradotto con www.DeepL.com/Translator (versione gratuita)

Per ulteriori informazioni, visitare il sito web dell’editore  (con diversi articoli di giornali e riviste sul libro)

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